3 tecniche di ancoraggio in PNL

di Adrian Bradu
di Adrian Bradu
In questo articolo parlerò di tre tecniche create dalla PNL che utilizzano le ancore per creare cambiamenti comportamentali: collasso di ancore, concatenamento di ancore e accumulo di ancore. Queste tre tecniche sono degli strumenti validi per trattare alcuni problemi molto specifici. Per poter utilizzare le tre tecniche di questo articolo, devi prima sapere cos’è un’ancora e come creare ancore in tutti i sistemi rappresentazionali.

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Collasso di ancore

Questa tecnica viene utilizzata per risolvere problemi dicotomici. La struttura del problema spesso può essere descritta con il seguente modello: Non voglio X, ma Y, dove Y è l’opposto di X. Alcuni esempi potrebbero essere: ansia/calma, tristezza/gioia, noia/eccitazione, paura/coraggio, indifferenza/interesse. Come puoi notare, questi stati sono l’opposto l’uno dell’altro. Il collasso delle ancore serve per sostituire una risposta con l’altra.

Come si svolge il Collasso di ancore

1. Individuare la risposta negativa.
Viene chiesto alla persona di pensare alla sensazione negativa, all’ultima volta che l’ha provata e di associarsi completamente a quel ricordo.


2. Ancorare la risposta negativa.
Mentre la persona è completamente coinvolta dal ricordo negativo si ancora, solitamente, in modo cinestesico, con un tocco su una parte del corpo come un braccio, la spalla, un ginocchio, la risposta negativa. Prima di avviare la procedura dell’ancoraggio si avvisa la persona che verrà toccata, dove e viene chiesto alla persona il consenso.


3. Evocare la risposta desiderata
Viene chiesto alla persona di pensare a ciò che vorrebbe provare invece della risposta negativa. È importante che lo stato scelto sia l’opposto di quello individuato precedentemente, altrimenti la tecnica non funziona. Una volta individuato, la persona viene invitata a ricordarsi un momento in cui ha vissuto la risposta desiderata e a associarsi completamente ad essa. Mentre raggiunge l’intensità massima dello stato desiderato, viene ancorata nella stessa modalità di prima, ma sulla parte opposta del corpo. Ad esempio, se l’ancora nr.1 è sulla spalla sinistra, l’ancora numero due sarà sulla spalla destra.


4. Rafforzamento e calibrazione
Vengono verificate le ancore attivandole separatamente. Se suscito in persona la risposta giusta, allora funzionano; altrimenti bisogna ripetere il processo finché le ancore singole non danno avvio alla risposta corretta.


5. Attivazione degli stati
Prima si attiva l’ancora della risposta negativa e la si tiene per circa 5-10 secondi. Poi si attiva contemporaneamente l’ancora positiva e la si tiene per circa 5 secondi. In questi 5 secondi le due ancore saranno entrambe attive. Dopo si toglie la prima ancora e si tiene per altri 5-10 secondi solo la seconda ancora.

 

6. Ripetizione
Il processo elencato al punto 5 viene svolte 3-5 volte.

 

7. Verifica
Viene attivata solo l’ancora numero 1. Se la persona ha una risposta positiva allora significa che l’ancora ha funzionato altrimenti bisogna ripetere il processo o cambiare strategia.

 

Questo processo può essere utilizzato per neutralizzare stati negativi, creare un cambiamento emotivo rapido, superare stati dicotomici.

Concatenamento di ancore

Questa tecnica viene utilizzata quando tra lo stato attuale che vive la persona e quello desiderato ci sono stati intermezzi. Questo procedimento è utile per le transizioni complesse e graduali. Ad esempio, non si passa dalla procrastinazione al desiderio di lavorare in un solo passaggio. Un percorso che comprenda gli stati intermezzi potrebbe essere il seguente: procrastinazione—accettazione—curiosità—desiderio di ricerca–azione.

Come si svolge il concatenamento di ancore

1. Individuare gli stati
Prima bisogna individuare lo stato attuale e quello desiderato poi tutti sti stati intermezzi.

 

2. Ancorare gli stati
Bisogna rievocare e associare la persona a ciascuno degli stati e ancorarla in un punto del corpo (se si usano ancore cinestesiche). Per svolgere il concatenamento con facilità si usano di solito le dita di una mano. Ad ogni dito corrisponde uno stato a cui viene ancorato. Se questo processo viene svolto visivamente, spesso la persona viene invitata a creare dei cerchi immaginari per terra corrispondenti agli stati.

 

3.Controllo e calibrazione
Prima di procedere con l’esecuzione bisogna controllare che ogni ancora funzioni. Nel caso non funzioni bisogna rincorare.


4. Concatenamento
Si attiva la prima ancora, poi la seconda, poi la terza, poi la quarta fino all’ultima. Nel caso dei cerchi per terra, la persona viene invitata ad entrare prima in uno di questi cerchi, poi nel secondo e così via. Nel caso di ancoraggio con le dita, prima viene toccato un dito, poi il secondo, ecc. Durante il processo, la persona viene accompagnata verbalmente. Il linguaggio deve essere fortemente evocativo dello stato che la persona sta vivendo.


5. Verifica
Viene attivata solo la prima ancora (stato problematico) e si nota se la persona ha una percezione diversa del problema. Se sì, il concatenamento ha funzionato; altrimenti, bisogna ripeterlo oppure cambiare strategia.

Accumulo di ancore

Fare un accumulo significa ancorare più ancore con uno stesso stimolo. Le ancore devono evocare tutte risposte congrue tra di loro. Potremmo ancorare nello stesso punto: coraggio, interesse, positività, motivazione, ma non sarebbe utile ancorare nello stesso punto: motivazione, ansia e indifferenza.

Come si svolge l’accumulo di ancore

1. Individuare le ancore.
Prima bisogna determinare cosa vogliamo ancorare e in quale modalità sensoriale.

 

2. Ancoraggio
Ogni ancora viene ancorata utilizzando il processo classico. L’ancoraggio può avvenire in qualsiasi modalità sensoriale oppure usare più modalità. Dopo l’ancoraggio di ogni ancora si verifica se l’ancora da avvio allo stato desiderato.

 

3. Verifica
Si chiede alla persona di ricordarsi o creare mentalmente una situazione in cui avrebbe bisogno di avere quelle risorse. Si chiede alla persona di rivivere il ricordo e di attivare l’ancora. Se la persona ha una risposta emotiva diversa rispetto a prima, significa che l’ancoraggio ha funzionato.

Osservazioni

In questo articolo ho dimostrato in modo sintetico come le tre tecniche possono essere utilizzate durante una sessione di coaching o terapia. Le tecniche complete sono molto più complesse e comprendono alcuni passaggi fondamentali come il controllo ecologico e la ridondanza nell'ancoraggio.

Le 3 tecniche elencate sopra hanno un utilizzo molto specifico e non vanno utilizzate sempre e per tutto. Ad esempio, non sarebbero utili per trattare una fobia o per risolvere un problema di conflitto tra parti (dovrei lavorare ma ho tanta voglia di fare dell'altro), oppure problemi legati alla pianificazione, credenze, ecc.

3 tecniche di ancoraggio in PNL
Adrian Bradu
Adrian Bradu

Dotttore in scienze e tecniche psicologiche. Principalmente interessato alle tecniche di PNL, CBT, CNV e ipnosi. Attualmente in formazione per ottenere l'abilitazione di psicologo. Autore e fondatore di psicologiapragmatica.

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