Metamodello nella quotidianità e in terapia

di Adrian Bradu
di Adrian Bradu

Il metamodello è una tecnica usata in psicologia per arrivare alla struttura profonda della conversazione partendo da quella superficiale.


Questo si fa per i seguenti motivi:
1. Individuare la struttura profonda per poter applicare un’altra serie di tecniche psicologiche.
2. Rendere il cliente consapevole delle strategie che usa nel creare i suoi propri pensieri limitanti.
3. La presa di consapevolezza può (non sempre) aiutare con la regolazione emotiva.

 

Il metamodello a volte è sufficiente per risolvere un problema; tuttavia, spesso rappresenta solo il punto di partenza di un approccio.
In questo articolo voglio parlare dell’uso del metamodello nel contesto di vita normale e dell’uso nel contesto terapeutico.

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Metamodello nella quotidianità

Sconsiglio di utilizzare il metamodello, nella sua forma base, nelle conversazioni giornaliere. La sua forza e specificità delle domande trasformeranno qualsiasi conversazione in un interrogatorio mettendo a disagio l’interlocutore. Se qualcuno ci dicesse che la mia giornata è andata bene e noi chiedessimo: in che modo SPECIFICO la tua giornata è andata bene oppure cosa ha fatto andare bene la tua giornata? Potremmo avere una reazione di perplessità. Prendiamo quest’altra affermazione: parlare con lui mi mette a disagio. Utilizzando il metamodello la domanda da fare sarebbe: parlando con lui di che cosa ti mette a disagio? In che modo il fatto di parlare con lui ti mette a disagio?

 

Allora cosa fare?

Si può utilizzare il metamodello tuttavia va “condito” con tante ristrutturazioni verbali e parafrasi. L’obiettivo di un’interazione sociale è quello di condividere le informazioni in maniera abbastanza superficiale e di far sentire l’altro ascoltato. Quando comunichiamo con un amico non lo facciamo perché vogliamo che lui ci dia una soluzione dettagliata e specifica a ogni nostra difficoltà ma piuttosto vogliamo solo qualcuno che si dimostri attento e partecipe alla nostra conversazione:

 

Esempio:
Conversazione normale:
– Sono stanco, ho voglia di andare in ferie.
– È impegnativo fare 7 ore al giorno di lavoro per 5 volte a settimana, dopo un po’ hai bisogno di staccare.
– Sì, è vero, vorrei farmi 1 mese di viaggio lontano da tutto.
– Sarebbe un sogno, viaggiare dove si vuole senza pensare a nulla. Se tu potessi farlo, dove andresti a viaggiare?

 

Conversazione strana:
– Sono stanco, ho voglia di andare in ferie?
– Che cosa è che ti rende stanco?
– Il mio lavoro.
– In che modo specifico il tuo lavoro ti rende stanco?
– Ho troppe cose da fare.
– Troppo rispetto a cosa? Cosa devi fare?
– Cosa???

Come puoi notare nella prima conversazione, quello che ho fatto è stato dire la stessa cosa che ha detto la persona con parole diverse.

 

Questo si chiama ristrutturare o parafrasare in modo indiretto.
Sono stanco, ho voglia di andare in ferie. Diventa impegnativo fare 7 ore al giorno di lavoro per 5 volte a settimana. Dopo un po’, hai bisogno di staccare.

 

Queste due frasi dicono la stessa cosa, ho solo ripetuto ciò che ha detto l’altro e questo serve a due cose: far sentire l’altro compreso e far sentire l’altro ascoltato.
Anche se avessi bisogno di una domanda specifica, utilizzala sempre dopo una ristrutturazione oppure non utilizzare più di 2 domande specifiche alla volta.

Metamodello in terapia

Nel contesto terapeutico, un certo tipo di comunicazione è non solo atteso, ma anche desiderabile. Sebbene l’applicazione del metamodello possa inizialmente sembrare strana al cliente, verrà comunque percepita come parte integrante del processo terapeutico. Di conseguenza, è meno probabile che generi resistenze o critiche.
Metamodello nella quotidianità e in terapia
Adrian Bradu
Adrian Bradu

Dotttore in scienze e tecniche psicologiche. Principalmente interessato alle tecniche di PNL, CBT, CNV e ipnosi. Attualmente in formazione per ottenere l'abilitazione di psicologo. Autore e fondatore di psicologiapragmatica.

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